martedì 13 settembre 2016

L'importanza del Caregiver nella rete terapeutica

Girovagando su internet, ho trovato questa intervista alla Dott.ssa Martino (Fisiatra Resp. UOS Rieducazione motoria di ricovero e definizione percorsi riabilitativi della UOC di Riabilitazione Specialistica dell’Ospedale di Mortara ) durante un congresso a Yale
polo sanitario lomellino negli ospedali di Vigevano e Mortara della ASST di Pavia.  

La riabilitazione è la fase finale dell’ospedalizzazione del malato, ma non è obbligatoria soprattutto per le persone più anziane che potrebbero fare fatica nel seguirla. Fondamentale invece risulta la formazione del “caregiver”, ovvero di colui che si occupa del paziente a casa. La dottoressa Maria Teresa Martino, fisiatra dell’Asst di Pavia in servizio al polo sanitario lomellino negli ospedali di Vigevano e Mortara, ha affrontato molti aspetti dell’ospedalizzazione in fisiatria, ribadendo il concetto che nei processi riabilitativi non ha importanza l’età, bensì la condizione fisica e mentale della persona coinvolta. La normativa in Lombardia prevede due possibilità di percorsi da seguire: uno specialistico e l’altro generale-geriatrico. Quest’ultimo, essendo meno intensivo, risulta adatto a pazienti con più problematiche. E’ di fondamentale importanza valutare la condizione di salute del paziente, vale a dire occorre che la patologia acuta sia stabilizzata per poter procedere ad un’azione di cura. A questo mirano gli ospedali di Vigevano e Mortara, la cui opera è quella di aumentare la presenza terapeutica sul territorio. La dottoressa Martino ha precisato che, se la cura non bastasse ad aiutare il paziente, occorre provvedere alla fase successiva, cioè ad istruire al meglio il ‘caregiver’, la persona che oltre ad assistere il malato si rapporta con tutti i familiari vicini al loro congiunto o con le badanti che seguono soggetti non indipendenti. Il ‘caregiver’ che si assume questo compito deve essere a conoscenza di tutte le informazioni terapeutiche ed amministrative del paziente dimesso. Deve, inoltre, supportarlo emotivamente, soprattutto in quei casi dove la riabilitazione avviene in tempi lunghi.

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